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Cos’è l’arte? Secondo l’antropologo Marco Aime “l’arte nel suo significato più ampio comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme di creatività e di espressione estetica. Pertanto, l’arte è un linguaggio, ossia la capacità di trasmettere emozioni e messaggi“.

L’arte, secondo questa definizione in cui ci riconosciamo e che facciamo nostra, non è quindi da identificare solo con la pittura, la scultura, la poesia o la musica, ma racchiude ogni esperienza creativa in grado di suscitare emozione o trasmettere un messaggio. Ecco perché è arte al 100% l’ideazione della Gomma del Ponte e della sua campagna di marketing da parte di Francesco Oppi, che non a caso era un pittore oltre che un pubblicitario; ecco perché ci piace considerare arte anche l’epopea degli house organ aziendali nei decenni della grande industrializzazione italiana. Quelle pubblicazioni erano il frutto di visione, spesso avanti rispetto ai tempi, e pura creatività artigianale e possono quindi annoverarsi a buon diritto come un fulgido esempio del rapporto tra arte e impresa. In questo e nei prossimi numeri di “Persone, Ambiente e Territorio” faremo insieme un viaggio nella loro storia.

Daniele Oppi, ideatore della Gomma del Ponte, con il figlio Francesco, anch’egli artista

 

L’epoca d’oro degli house organ in Italia segue quella dell’industria: una prima fase di esperimenti pionieristici ed isolati tra fine Ottocento ed anni Venti, e poi un decollo progressivo dagli anni Trenta fino agli anni Settanta-Ottanta. Nati come esperimenti pubblicitari o fogli per la comunicazione interna, gli house organ sono diventati in quegli anni il luogo in cui tentare il coraggioso progetto di scambio e integrazione tra umanesimo e tecnica. Oggi ci soffermeremo sugli albori, come sempre ricchi di un fascino particolare.

L’antenato degli house organ in Italia è La Riviera Ligure fondata nel 1895 a Oneglia come foglio pubblicitario dello Stabilimento P. Sasso e Figli Produttori di Olii d’Oliva vergini. In realtà, già due anni prima, nel 1893, le Assicurazioni Generali avevano lanciato il loro primo mitico Bollettino, ma si trattava di una modesta pubblicazione di 3-4 pagine, senza particolare gusto estetico, ancora lontana dai numeri di pregevole fattura che caratterizzeranno il Bollettino dal primo Dopoguerra in poi. La Ditta Sasso propone invece una rivista attenta all’immagine, con diverse illustrazioni, a colori, con un’evidente cura del layout e dell’impaginazione grafica.

 

 

Con il formato di 20 x 30 cm, la rivista proponeva ben 12 pagine di articoli di cultura regionale, ricette, giochi e soprattutto informazioni sull’attività dell’azienda Sasso. Quattro anni dopo l’inizio delle pubblicazioni, sotto la direzione di Mario Novaro, la rivista diviene da trimestrale a mensile e compie un salto di qualità davvero notevole: nuovi disegni ed illustrazioni a corredo dei testi (Novaro chiama a collaborare alla testa vari artisti professionisti) e nuovi articoli, con un maggior risalto ai contenuti letterari che fanno diventare “La Riviera Ligure” una vera e propria pubblicazione culturale, coinvolgendo addirittura letterati del calibro di Pascoli, Pirandello e Grazia Deledda. L’house organ ligure in quegli anni arriva ad avere una tiratura dichiarata di 120.000 copie per numero, un dato da grande mensile. Purtroppo, l’esperimento della Riviera Ligure terminerà con la Grande Guerra, ma la traccia pionieristica lasciata da Novaro e dai suoi collaboratori non andrà dispersa.

Continua-

Fonti: fondazionenovaro.it ; houseorgan.net

 

L’imprenditore e filosofo Mario Novaro, direttore de La Riviera Ligure dal maggio 1899