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SINISGALLI: IL LEONARDO DEL ‘900

 

Poeta, narratore, matematico, autore di documentari e programmi per radio e televisione, disegnatore, direttore di riviste, pubblicitario, art director. Per vastità di interessi e abilità Leonardo Sinisgalli potrebbe essere associato al Rinascimento, ma in realtà è un uomo del XX secolo (nato a Montemurro in provincia di Potenza nel 1908 e scomparso a Roma nel 1981), che non a caso è stato definito “il Leonardo del Novecento”. Nonostante la sua grande impronta sulla scena nazionale in campi così importanti, il suo nome presso le generazioni più giovani è quasi dimenticato. Con questo articolo vorremmo offrire il nostro piccolo contributo al recupero della sua memoria.

Raccontare tutta la sua vita e l’intera sua opera sarebbe una missione impossibile per un breve scritto come questo; ci concentreremo allora sul filone più in linea con gli argomenti della nostra newsletter e della nostra comunicazione, e cioè l’opera di Sinisgalli come pubblicitario e consulente aziendale, emblema del rapporto arte-impresa di cui abbiamo tanto parlato negli ultimi anni. In particolare, ci soffermeremo su tre fondamentali esperienze del genio lucano: Olivetti, Pirelli, Finmeccanica.

 

Leonardo Sinisgalli

 

OLIVETTI (1938-1940)- Sinisgalli arriva in Olivetti scelto direttamente dal grande Adriano, che era rimasto conquistato da alcune sue opere matematiche e poetiche, con l’incarico di Responsabile dell’Ufficio Tecnico di Pubblicità. Il biennio in Olivetti (Sinisgalli per essere sempre presente in via Clerici si trasferì a Milano) è ricco di iniziative: le vetrine a Milano (in Galleria) e a Roma (in via del Tritone) anticipano le tecniche della pop art e fanno discutere l’intera città ed anche i manifesti pubblicitari non passano inosservati. Quello dedicato alla “Studio 42” è ancora oggi una pietra miliare della storia della pubblicità italiana: Sinisgalli, facendo emergere il suo genio poetico, accostò rosa e calamaio al prodotto da reclamizzare.

Il celebre manifesto della Studio 42 ideato da Sinisgalli

 

1948-1952 PIRELLI Alla Pirelli Sinisgalli arriva dopo la guerra, nel 1948. A chiamarlo questa volta è Giuseppe Eugenio Luraghi, neo direttore generale della Pirelli ed estimatore di lungo corso di Leonardo. A Sinisgalli è affidato il coordinamento di tutto il settore pubblicitario del gruppo e il quadriennio alle dipendenze di Luraghi è l’inizio del periodo più fecondo di tutta la sua carriera. Innanzitutto Leonardo fonda e dirige l’house organ «Pirelli», rendendo la rivista uno dei più autorevoli luoghi di dialogo tra artisti e scienziati, “tra bello e utile”, anticipando quello che nel successivo “La civiltà delle macchine” riuscirà ad esprimere alla massima potenza. Per quello che riguarda l’attività di comunicazione dell’azienda Sinisgalli imposta un progetto a tutto tondo, che unisce letteralmente arte e impresa: manifesti, sì, ma anche conferenze culturali, mostre, concorsi, stand nelle fiere il cui allestimento cura personalmente. Il lascito forse più celebre di questo impegno è il manifesto con lo slogan “Camminate Pirelli”, che campeggiò in tutte le città e su tutte le strade e autostrade d’Italia sul finire degli anni Quaranta, divenendo un vero e proprio tormentone in grado di fare epoca. “Per un fine poco poetico Sinisgalli- è scritto sul sito ufficiale della fondazione a lui intitolata- non esita a servirsi di una licenza poetica, trasmutando il verbo da intransitivo a transitivo, con una straordinaria innovazione linguistica. Non pochi si scandalizzano. Come quando compone versi per reclamizzare le singolari caratteristiche di uno pneumatico”. La sua attività in Pirelli si chiude nel dicembre 1952, con una commossa lettera pubblicata sull’house organ aziendale: il suo amico Luraghi, da poco più di un anno passato a guidare Finmeccanica, lo chiama di nuovo accanto a sé. 

 

L’indimenticabile pubblicità Camminate Pirelli

 

1953-58 FINMECCANICA- Per prima cosa Luraghi affida a Sinisgalli il compito di creare un house organ che riprendesse lo spirito della precedente esperienza in Pirelli. Nasce così “Civiltà delle macchine”, una rivista curatissima nella grafica e nei colori, in cui l’integrazione tra arte e tecnica viene sublimata nelle vette più alte, “offrendo la possibilità di leggere l’una con la visione dell’altra”. Sinisgalli coinvolse in questa avventura letterati del calibro di Ungaretti, Gadda e Moravia. Leonardo tuttavia non si limita alla direzione dell’house organ. Per l’intero gruppo Finmeccanica, che comprende 29 grandi aziende, inventa slogan e nomi di prodotti (il più celebre ed importante resterà il mitico Giulietta per l’Alfa Romeo, all’epoca controllata da Finmeccanica), organizza mostre. L’idillio termina nel marzo 1958: Luraghi ha già da due anni lasciato il gruppo e ora, sotto le dipendenze dirette dell’IRI, Leonardo non si trova più a suo agio. Lo aspetta però una nuova esaltante avventura.

 

Una Giulietta ben conservata del 1958

 

1958-1965 ENI e ALITALIA- Ad aprile 1958 inizia l’avventura all’Eni, dove è chiamato da Enrico Mattei, su suggerimento dell’ingegnere Gino Martinoli, che lo conosceva dai tempi dell’Olivetti. Diventa dirigente del servizio Pubblicità, alle dirette dipendenze dell’amministratore delegato. L’esperienza all’Eni segna il debutto di Sinisgalli come pubblicitario televisivo. Su Carosello infatti vanno in onda Le grandi imprese di Angelino  per reclamizzare un detersivo prodotto dall’Agip, il SuperTrim. Per promuovere altri prodotti del gruppo su Carosello (in particolare la benzina “Supercortemaggiore”)  Sinisgalli coinvolge anche attori come Franca Rame, Dario Fo, Gigi Proietti e Franca Valeri. Anche per ENI Sinisgalli organizza mostre, concorsi, stand. L’esperienza si chiude nel 1964, quando Leonardo diventa consulente per Alitalia, ideando il celebre concorso “Bambini e Jet” e il volo degli artisti Roma-Tokyo per inaugurare la nuova tratta della compagnia di bandiera.

Dopo l’esperienza con Alitalia Sinisgalli continuerà a prestare la sua consulenza ad importanti aziende come la Bassetti, ma soprattutto cercherà di valorizzare la nascente passione per il disegno. Gli anni in Olivetti, Pirelli, Finmeccanica, Eni ed Alitalia evidenziano in modo particolare e peculiare quanto può essere importante per un’azienda l’arte ed il dialogo con il mondo della cultura. In chiusura vogliamo ricordare un’altra idea geniale di Sinisgalli, da inserire nella più ampia opera di divulgatore e autore radio-televisivo, che meriterebbe un capitolo a parte (basti pensare che Sinisgalli ha ideato la prima trasmissione culturale della radio italiana, “Il Teatro dell’Usignolo”: nel 1962 Leonardo firma “Alle soglie della scienza”, la prima trasmissione televisiva dedicata all’orientamento dei ragazzi, per orientarli alle discipline matematiche dimostrando che non esiste dissidio tra la cultura umanistica e scientifica. Orientamento e legame tra cultura scientifica ed umanistica: un’ulteriore dimostrazione dell’estrema attualità di questa figura mitica.

Fonte principale: fondazionesinisgalli.eu

DISTRETTO 33 SBARCA IN MIND

 

Distretto 33, il network di aziende e professionisti del Nord Ovest Milano di cui anche Studio Muliari fa parte, ha acquisito uno spazio esclusivo di coworking (6 postazioni lavoro) presso The Hive (l’alveare) in MIND, da offrire alle aziende ed alle associazioni imprenditoriali che aderiscono al consorzio. Oltre alle postazioni le aziende potranno usufruire di un servizio integrato di segreteria nonché di domiciliazione e prenotazione per sale riunioni, spazi coworking condivisi, sale convegni, serate aperitivo e welcome coffe per i loro eventi in MIND.

Distretto 33 ha predisposto tre tipologie di postazioni lavoro (oltre ai sevizi base e/o su richiesta):

-postazione di lavoro esclusiva per 1 persona, con contratto annuale;

-postazione di lavoro a rotazione per 1 persona per 1 giorno fisso alla settimana (4 gg/mese) con contratto annuale;

-postazione  di lavoro occasionale con prenotazione 2 gg prima dell’utilizzo;

“Lo SpazioD33- ha dichiarato il Presidente di Distretto 33, Dario Ferrari– consentirà ai partecipanti di poter avere un luogo di lavoro, di incontro, di condivisione e di partecipazione nell’ecosistema di MIND Milano Innovation District. Un luogo dove implementare la propria attività e formulare proposte e progetti di respiro internazionale”. Il presidente del consorzio ha anche dato indicazioni precise sulle tempistiche del servizio: “I locali sono già in nostra disponibilità per le prime visite informative di quanti hanno già prenotato gli spazi o intendono farlo. Da lunedì 2 ottobre The Hive sarà operativo e Distretto 33 potrà ospitare nel proprio Spazio CoworkingD33 quanti hanno creduto in questa proposta, unica sul territorio del Nord Ovest”.

 

Conferenza stampa di presentazione. Parla il presidente Dario Ferrari

 

 

 

TORREFAZIONE MARTINICA: UNA STORIA DI PASSIONE LAINATESE

 

Un giorno del 1993 il giovane Davide Pappalettera, accompagnato dalla mamma Bruna, viene a trovare il nostro fondatore Gianfranco Muliari e chiede di essere seguito dallo Studio nella sua nuova attività: una torrefazione chiamata “Martinica”. Da allora sono passati 30 anni (festeggiati alla grande lo scorso 10 settembre), la Martinica è diventata una realtà storica di Lainate e lo Studio continua ad assisterla. Pochi giorni fa abbiamo incontrato in torrefazione Sara Rubino, ormai un pezzo di anima della Martinica. Con Sara, che oggi gestisce operativamente l’attività insieme al cognato Nicola, abbiamo ripercorso la storia della torrefazione e i suoi tratti identitari più importanti. 

 

Da sinistra: Sara, Nicola, Bruna e Davide

 

Gli inizi: un bar controcorrente- Racconta Sara: “Davide decide di aprire il bar a 22 anni, al rientro dal militare. Aveva già lavorato alla torrefazione del papà a Legnano e voleva provare mettersi in proprio. L’idea, che poi realizzò con l’aiuto della mamma Bruna e di suo fratello, non era dare vita al solito bar, ma a qualcosa di inedito, di controcorrente, perlomeno in provincia: un bar dove non si sarebbe potuto fumare (all’epoca era un’eresia!), dove non si sarebbero serviti alcolici, dove non ci sarebbero stati posti a sedere né giornali. La logica era essere una torrefazione pura e a questa mission di fondo non abbiamo rinunciato nemmeno oggi”.

L’anima della Martinica e la ricerca dell’unicità- Fin dai primi anni la Martinica assume così un’anima ben precisa, abbinata ad una mai banale ricerca della qualità. “Davide e Bruna, scelsero di cercare i prodotti fuori dalla grande distribuzione, una scelta che portiamo avanti ancora oggi. Tuttavia, oggi è più difficile trovare aziende fuori dalla grande distribuzione, quindi mantenere fede a questa visione di eccellenza è sempre più impegnativo: è una ricerca costante, che mi impegna persino in vacanza. Un’altra caratteristica che manteniamo fin dalle origini è quella dell’unicità del caffè. Un’azienda, la stessa da anni, produce il nostro caffè basandosi sulle nostre ricette e le nostre miscele: il nostro caffè è davvero solo nostro.   

 

Un recente banco natalizio della torrefazione

 

L’evoluzione degli ultimi anni- Gli anni più recenti di questo percorso trentennale sono stati caratterizzati proprio dall’arrivo di Sara (nel 2016), che nella gestione quotidiana ha preso il posto di Davide, impegnato nella sua nuova attività   di fotografo. “Non avevo alcuna esperienza nel settore, ero una dirigente sindacale. Già da alcuni anni, però, sentivo di voler cambiare vita. Dopo aver conosciuto Davide avevo già cominciato a dare una mano a Bruna con alcuni ordini e prodotti e quando Bruna ha manifestato il desiderio di andare in pensione (Davide era già assorbito dalle sue nuove attività) mi sono buttata a capofitto in questa sfida. Inizialmente Bruna e Davide mi hanno affiancata, ma già da parecchi anni la quotidianità della torrefazione è affidata a me e Nicola. Io ho cercato di portare il mio entusiasmo ed anche alcune novità concrete come le capsule (sempre con il nostro caffè, ovviamente), il lavoro su sito e social, la creazione dell’e-commerce (che per noi è soprattutto una vetrina) e il ribaltamento della logica iniziale, per andare nuovamente controcorrente: i tavolini interni e gli eleganti dehors fuori, per offrire una vera esperienza gustativa. Ogni anno inoltre cerchiamo di dare ai nostri clienti delle novità nei prodotti al banco: lo scorso anno per esempio abbiamo introdotto il caffè leccese, quest’anno l’espressino”. 

Le soddisfazioni più belle – “Le soddisfazioni più belle -confida Sara- sono quelle quotidiane. Ieri per esempio due signori che non erano mai entrati in torrefazione mi hanno detto: ‘il vostro caffè è davvero buono!’. Sono gratificazioni importanti, perché fare un buon caffè non è una cosa semplice e richiede una cura continua: la miscela, ma anche la manutenzione delle macchine, la tazzina calda al punto giusto. Un’altra soddisfazione enorme è stata la festa per i 30 anni, con cui volevamo restituire in parte tutto quello che Lainate ci ha dato. Sono venuti tutti i nostri clienti, dagli storici ai più nuovi, ed è stata una bellissima giornata, da ricordare”.

 

Trentennale Martinica. Davide, Nicola, Sara e Bruna con Gianfranco, Giancarlo e Alessandro Muliari

 

Trentennale. Sara con una delegazione dei commercianti

 

Sara con una cliente storica del primo giorno…

 

… e con alcuni clienti più recenti

 

ADRIANO ANZANI: UNA VITA PER LAINATE ED UNA LEZIONE SEMPRE ATTUALE

 

Dopo l’attribuzione per decisione unanime del Consiglio Comunale del Premio Galatea, massima onorificenza cittadina, abbiamo voluto incontrare Adriano Anzani, per raccogliere dalla sua viva voce i ricordi di mezzo secolo di attività dedicato alla nostra Lainate (dall’impegno politico a quello per l’Associazione Amici di Villa Litta e il Museo della Stampa). Ci attendeva, come sempre, al Museo, intento a studiare un documento riguardante un artista rinascimentale, coerentemente con la sua proverbiale curiosità intellettuale. Due parole per ricordare l’emozione del Premio Galatea (“Ci tengo a ribadirlo: il premio è dedicato a tutti i miei collaboratori, che sono in realtà amici e maestri, senza di loro non avrei realizzato nulla”) e poi eccoci nel cuore dei ricordi.

LA PASSIONE POLITICA E L’IMPORTANZA DELLO STUDIO– Adriano si avvicina alla politica nel 1969, a 28 anni, quando lavorava come dipendente in un’azienda tipografica di Milano. “Fu Livio Canzi ad avvicinarmi alla politica, proponendomi, tra il 1968 e il 1969, di cominciare a frequentare la sezione del PSI. Io all’inizio ero scettico, non ero particolarmente attratto da questa idea, anche perché l’unico contatto con la politica era stata una noiosa esperienza come scrutatore in quota DC. Livio però riuscì a convincermi e nel 1970 mi inserì nella lista per le elezioni comunali. Con mia grande sorpresa, in quella tornata elettorale, risultai il secondo più votato del PSI, dietro Livio, e venni eletto in Consiglio Comunale: cominciò così la grande avventura al servizio della città, un’avventura che mai avrei pensato sarebbe durata più di mezzo secolo. La mia prima decisione fu quella di… voler imparare. Non avevo alcuna esperienza e così chiesi al signor Franco Greco, uno degli uomini più preparati del partito, di farmi da maestro: per diverse sere a settimana andavo a casa sua per farmi spiegare ed apprendere tutto quello che c’era da sapere sulla politica locale, il bilancio, le leggi, i tecnicismi. Era davvero come andare a scuola”

 

Consiglio Comunale del 1975 nella Sala del Levati. Adriano è alla destra del Sindaco Bellasio. Sul tavolo a sinistra, quarto dal fondo, Gianfranco Muliari

 

GLI ANNI DA SINDACO- Dopo l’apprendistato, nel 1975 Adriano, il più votato del PSI, è nominato vicesindaco della nuova giunta PCI-PSI a guida Giuseppe Bellasio e cinque anni dopo, nel 1980, diventa primo cittadino, confermato dalle successive due tornate elettorali. “Non è facile riassumere in poche parole 12 anni di duro e appassionato lavoro. Sicuramente la prima decisione importante fu quella di nominare un segretario comunale, Rosario Di Paola, e di lasciarlo al suo posto per 9 anni, a differenza di quanto era accaduto nel quinquennio precedente, quando si avvicendarono ben 13 segretari: questo fu il presupposto per impostare un vero programma politico di lungo termine. Di questo programma, tralasciando l’impegno per la Villa e la Fiera di San Rocco, di cui parlerei a parte, l’operazione politica che mi piace ricordare oggi è il coinvolgimento dei privati per rifare completamente fognature ed illuminazione del quartiere industriale Milanova: il costo dell’intervento era fuori dalla portata del Comune e grazie a Franco Greco, che avevo nominato assessore, riuscimmo a convincere gli imprenditori dell’ILAS a farsi carico, con lungimiranza, dell’intera somma, facendo comprendere loro che quello sarebbe stato un investimento, non una spesa a fondo perduto. Fu un esempio di sinergia pubblico-privato di grande rilevanza, con pochi seguiti analoghi, oggi un po’ dimenticato”.

1985. Adriano, sindaco, all’inaugurazione dei nuovi uffici della Parke Davis

 

IL RILANCIO DELLA FIERA- Alle intuizioni di Adriano si devono anche il rilancio della Fiera di San Rocco e di Villa Litta. “La Fiera si teneva ad agosto, mentre i cittadini erano in vacanza, ed era praticamente morente: la maggior parte dei lainatesi pensava che non si tenesse più. Per il 1981 decisi di provare il rilancio, organizzando la manifestazione ad inizio settembre (la collocazione che conserva tutt’ora) e coinvolgendo tutte le cooperative locali e i rioni. Fu una grande festa popolare, diffusa in tutta la città. Stessa cosa per il 1982, mentre per il 1983 ecco una ulteriore novità. La gente di Lainate non conosceva la Villa, che di fatto non era ancora aperta al pubblico. Da lì la nuova idea: organizzare la Fiera in Villa, per consolidare il rilancio della manifestazione e al tempo stesso cominciare ad aprire Villa Litta ai lainatesi. Coinvolsi Angelo Bramini per allestire 10 stand e poi trovai i 10 espositori: nessuno di loro era convinto, accettarono più per amicizia. Alla fine della Fiera tutti e dieci erano entusiasti e mi chiesero di ripetere l’esperienza l’anno successivo. Era nata la Fiera Campionaria come oggi la conosciamo (o meglio, come oggi la ricordiamo, dato che da qualche anno non ci sono più gli stand): da lì sarebbe stato un rapido crescendo, coinvolgendo porzioni sempre più ampie del complesso di Villa Litta, sino all’intera area del mercato e del Podere Toselli”.

 

Fiera San Rocco 1983. Adriano è il primo da destra

 

IL RILANCIO DELLA VILLA-“La Villa è un luogo che ho sempre amato, fin da ragazzino. Quando sono diventato sindaco ho avvertito fin da subito la missione di restaurare e ridare vita vera a questo luogo. Le opere da fare erano (e sono tutt’ora) tantissime, e così, anche in questo caso, ho ritenuto di coinvolgere le imprese del territorio. Immaginai diversi modi per convincere imprenditori e dirigenti. Una delle strategie era invitare in Villa i leader aziendali, in occasione dell’insediamento di una nuova ditta o di avvicendamenti nei ruoli dirigenziali. Tutti venivano sedotti dalla magia di questo luogo e a quel punto intervenivo io: ‘Voi potreste essere parte attiva di questa storia, legando il vostro nome al territorio…’. In questo modo sono nati decine di restauri e salvataggi: fontane, statue, edicole, mosaici. Il più importante fu il recupero della bellissima Fontana di Galatea, uno dei simboli della Villa, grazie ai 280 milioni di lire (negli anni ’80) stanziati dall’allora Cariplo”.

 

1987. L’inaugurazione della restaurata Fontana di Galatea in una suggestiva cornice serale

 

Fine Anni Ottanta. Adriano porta in visita in Villa Litta il console del Giappone

 

LA POLITICA OGGI- Adriano non guarda solo al passato, ma ha idee chiare anche sulla politica di oggi. “Mi sembra che i sindaci (il discorso va oltre Lainate) non decidano più, spesso per paura, e deleghino nei fatti le vere decisioni politiche, ai dirigenti comunali e alle partecipate (che operando su più comuni spesso e volentieri sono più potenti dei singoli sindaci). Certi sindaci vivono davvero nel terrore, di fare, di prendere posizioni. Per amministrare occorre studio, consistenza e coraggio. E in più bisogna stare in mezzo alla gente, altra cosa che vedo sempre meno”.

L’importanza dello studio (“conoscere per decidere” vi dice niente?), delle sinergie pubblico-privati, delle visioni politiche, del coraggio di decidere, dello stare in mezzo alla gente: la lezione e l’azione di Adriano Anzani sono oggi più attuali che mai.

2008. Adriano, non più sindaco ma anima dell’Associazione Amici di Villa Litta, all’inaugurazione del Canevone. Accanto a lui Angelo Favini, il sindaco che decise l’acquisto della Villa nel 1969

 

Il palco dell’Ariston la sera della consegna del Premio Galatea: Grazie Adriano!

SETTEMBRE: TRE SPUNTI DAL NOSTRO TERRITORIO

 

In questo mese di settembre, il mese del ritorno alla piena operatività dopo le vacanze, Lainate e il nostro territorio hanno offerto alcuni spunti di particolare interesse su cui mi vorrei soffermare.

L’evento più recente è l’inaugurazione della V corsia dell’Autostrada. Come dimostrano le evidenze empiriche, oltre che il senso comune, la competitività non si gioca solo sulle capacità di performance di una singola impresa ma anche, e sempre più, sui fattori localizzativi: oggi sono una componente essenziale per lo sviluppo economico di un territorio. Il sistema produttivo è sottoposto, infatti, a veloci mutamenti e dunque è essenziale che l’intero sistema territoriale realizzi iniziative e attui interventi che siano complementari alle possibilità dello sviluppo. La realizzazione della V corsia rappresenta, per un territorio come il nostro, un’iniziativa infrastrutturale che va proprio in questa direzione e come tale dovrebbe essere percepita, al netto dei ritardi dei lavori di completamento delle opere collegate e “di compensazione”.

L’altra importante sfida che Lainate sta affrontando in questi anni riguarda il sistema formativo con il progetto ITS che sta crescendo e trovando una collocazione stabile e duratura. Si tratta di segnali tangibili di come ricostruire una relazione virtuosa fra imprese e territorio, fondata sulla condivisione di un orizzonte di valori che trova nel “lavoro” un fattore di identità che accomuna la popolazione e gli altri attori sociali.

Infine, allargando lo sguardo al rhodense, risultano di grande interesse ed utili per orientare le scelte dei soggetti interessati i dati pubblicati in queste settimane da Sercop e raccolti, anche grazie al lavoro degli uffici comunali e di Aler, in occasione del Piano Triennale dell’Offerta dei Servizi Abitativi. Offrono una fotografia aggiornata del territorio dell’Ambito Rhodense e dimostrano come la casa sia la prima politica attiva del lavoro (qualcuno ricorderà che fu il senatore Michele Achilli, mancato di recente, a porre già nel 1964 il tema della casa come “componente del salario reale”). Confermano altresì l’importanza e l’urgenza di poter disporre di un osservatorio socio-economico permanente all’interno del quale coinvolgere anche le imprese nelle attività di raccolta e analisi dei dati. 

Giancarlo Muliari

ALLA SCOPERTA DEGLI HOUSE ORGAN – PUNTATA 2: “I TELEFONI D’ITALIA”

ALLA SCOPERTA DEGLI HOUSE ORGAN – PUNTATA 2: “I TELEFONI D’ITALIA”

 

Proseguiamo il nostro viaggio nella storia degli house organ con “I Telefoni d’Italia”, mensile della SIP pubblicato dal 1925 al 1927. La SIP, indimenticata antenata dell’attuale Telecom, era nata nel 1918 come azienda attiva nel campo dell’energia elettrica e aveva già un suo house organ, “Sincronizzando”.  Nel 1923 l’azienda cominciò a concentrarsi sul settore che l’avrebbe resa celebre e nell’agosto 1925 lanciò così “I Telefoni d’Italia”, come house organ parallelo a “Sincronizzando”. I telefoni d’Italia risulta ancora oggi di grande interesse per la straordinaria contemporaneità degli obiettivi e la profonda originalità nell’impostazione e nei contenuti.

 

Il primo numero della rivista

 

LA STRAORDINARIA ATTUALITÀ DEGLI OBIETTIVI – Partiamo dalla presentazione della nuova rivista, tratta dal numero di settembre 1925 della consorella Sincronizzando: “È questa certo la prima volta, nella storia dell’industria italiana, in cui la società si rivolge agli utenti suoi, offrendo loro con un foglio distribuito gratuitamente il mezzo di mantenersi in contatto con essa; li invita a denunziare le imperfezioni, a collaborare perché il servizio possa raggiungere una sconosciuta perfezione, li tiene al corrente dell’opera compiuta e da compiere”. Ecco il primo elemento di modernità: un mezzo gratuito per stabilire un contatto con gli utenti, ricevere pareri e segnalazioni… Questi scopi non vi ricordano la comunicazione odierna delle imprese e l’utilizzo dei social network? Ancora più rilevante e moderno è forse l’altro obiettivo che si pone l’house organ, e cioè la rivendicazione della piena legittimità per un’azienda privata di poter gestire un servizio pubblico; un proponimento, questo, esplicitato fin dal primo editoriale dell’agosto 1925: “Purtroppo, per vasti strati dell’opinione pubblica, parlare di iniziativa privata significa alludere all’irrefrenabile e minacciosa speculazione, significa quasi voler dimenticare gli interessi generali per favorire l’ingorda ambizione di pochi capitalisti”. Dal nostro punto di vista, un punto di vista particolarmente sensibile al problema della diffusione del sentimento anti impresa nella società ed in particolare nella PA, queste parole non possono che sembrare incredibilmente contemporanee e più vive che mai.

 

 

LA COMPLESSITÀ E L’ORIGINALITÀ DEI CONTENUTI –  Come nella migliore tradizione degli house organ nostrani, anche I Telefoni d’Italia, che nel 1926 arriverà a contare ben 26 pagine a numero, non si limitò a parlare dell’azienda e di argomenti affini al proprio campo, ma si fece vero e proprio vettore culturale dell’epoca. Con la rubrica “La novella telefonica”, viene dato spazio a breve racconti, sia di scrittori italiani sia di autori stranieri; in “La casa la famiglia” e “I ragazzi la moda” si ritrovano articoli dedicati alle nuove tendenze nel campo dell’architettura, della pittura, dell’arredamento e dell’abbigliamento; in “Radiocuriosità e meraviglie” si dà notizia sia dei più recenti ritrovati tecnologici nel campo della comunicazione. Notevolissima è anche l’autorevolezza delle firme coinvolte: il giornalista, scrittore ed esploratore Arnaldo Cipolla, inviato estero dei giornali «Corriere della Sera», «La Stampa» e la «Gazzetta del Popolo»; lo scrittore Curio Mortari, redattore de «La Stampa» e direttore della rivista «Tabarin»; il novelliere Michele Saponaro; lo scrittore teatrale Ferdinando Tettoni, autore anche di canzoni per il Trio Lescano; il poeta Elio Jona; i pittori Farfa e Mario Gaspare Bazzi; l’architetto Roberto Carboni; l’ingegner Ludovico De Amicis. Nel numero di gennaio 1927 I telefoni d’Italia ospita addirittura un testo inedito di Edmondo De Amicis (Racconto di un fidanzato).

 

Edmondo De Amicis

 

Improvvisamente, a febbraio 1927 la rivista interruppe le pubblicazioni, per non riprenderle più. Non si conoscono i motivi reali della decisione; quello che è certo, è che I telefoni d’Italia in soli 18 mesi ha saputo lasciare un’impronta tangibile nella storia culturale ed editoriale del nostro Paese, con spunti di comunicazione d’impresa ancora oggi attuali.

FONTI: houseorgan.net