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CRISI D’IMPRESA: UN ANNO DI COMPOSIZIONE NEGOZIATA

CRISI D’IMPRESA: UN ANNO DI COMPOSIZIONE NEGOZIATA

Il recente rapporto “La composizione negoziata della crisi d’impresa ad un anno dall’avvio” realizzato da Unioncamere su dati aggiornati al 15.11.2022, illustra l’andamento delle domande presentate.

COS’E LA COMPOSIZIONE NEGOZIATA- La composizione negoziata della crisi di impresa è un percorso riservato e stragiudiziale con il quale il legislatore intende agevolare, attraverso un esperto indipendente,il  risanamento di tutte quelle imprese che presentano uno squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, a condizione che vi sia una ragionevole proseguibilità del risanamento, verificabile attraverso un test pratico. Il procedimento è attivabile solo su base volontaria e l’imprenditore che vi accede può chiedere l’applicazione di misure protettive del patrimonio e la concessione di provvedimenti cautelari necessari per condurre a termine le trattative con i creditori. L’imprenditore interessato può chiedere l’accesso alla procedura al segretario generale della Camera di Commercio, che provvederà alla nomina dell’esperto indipendente sopra menzionato. Questo istituto, previsto dal Codice della Crisi entrato in vigore lo scorso 15 luglio, manda in soffitta l’approccio liquidatorio della vecchia legge fallimentare, cercando invece di perseguire e salvaguardare la continuità aziendale.

L’ANDAMENTO DELLE DOMANDE- Piccole, concentrate soprattutto tra Roma, Milano e l’Emilia Romagna,  prevalentemente srl con un numero inferiore a 10 di dipendenti: questo l’identikit delle aziende  che hanno scelto di avvalersi della composizione negoziata nell’ultimo anno, secondo il rapporto di Unioncamere.

La ripartizione geografica riflette l’articolazione del tessuto imprenditoriale italiano, ma anche il tasso di cultura imprenditoriale e il grado di fiducia nei confronti della composizione negoziata. Le domande presentate al 15.11.2022 ammontano complessivamente a 475, il 118% delle imprese in più rispetto alla precedente edizione dell’Osservatorio. Dopo una prima fase iniziale di stasi, le imprese italiane in difficoltà hanno gradualmente iniziato a rivolgersi a questo istituto. Resta tuttavia la necessità di una maggiore sensibilizzazione, per promuovere non solo l’accesso allo strumento, ma anche per stimolare  un nuovo modo di risolvere le situazioni di difficoltà economica e finanziaria coerente con la riforma del Codice della Crisi.

DUE SENTENZE SIGNIFICATIVE- Per completare il quadro di questi primi mesi di applicazione pratica dell’istituto segnaliamo due recenti pronunciamenti, rispettivamente del Tribunale di Milano e di quello di Bologna.  Innanzitutto, il Tribunale di Milano– sez II – con l’ordinanza 08.09.2022. Estensore dott. Luca Giani, nell’ambito di una composizione negoziata nella quale l’esperto designato è il professionista dello Studio dott. Giancarlo Muliari, ha fissato, tra gli altri, il principio secondo cui l’impresa può formulare un ricorso per la conferma delle misure protettive anche se corredato da un piano industriale ancora in fase di perfezionamento. Successivamente, in un articolato provvedimento emesso lo scorso 8 novembre, il Tribunale di Bologna, nel confermare le misure protettive richieste, ha statuito che l’accesso alla CNC è possibile anche da parte dell’imprenditore già in stato di insolvenza, purché risanabile. Ciò in quanto è centrale non tanto il punto di partenza, quindi l’entità della crisi nel momento in cui si accede alla CNC, quanto il punto di approdo e cioè il risanamento dell’impresa. Interessante anche un altro passaggio del provvedimento, quello in cui si fa cenno alla “ritrosia culturale dell’imprenditoria italica a scoprire le carte e a condividere le difficoltà economiche e strategiche con estranei, anche quando ciò ha il fine collettivo di salvare l’impresa”. Una ritrosia che i dati di Unioncamere confermano, ma in merito alla quale si comincia ad intravedere un’incoraggiante inversione di tendenza: l’esperienza maturata dai professionisti dello studio, infatti, anche in virtù della pluriennale collaborazione con la Sezione Fallimentare del Tribunale di Milano, insegna che prima si interviene maggiori sono le opzioni a disposizione per evitare la dispersione dei valori aziendali ed assicurare la continuità aziendale (anche indiretta).

LE NOSTRE IMPRESE, TRA CRESCITA E SENTIMENTO ANTI-IMPRESA DELLA PA

LE NOSTRE IMPRESE, TRA CRESCITA E SENTIMENTO ANTI-IMPRESA DELLA PA

Apriamo questo primo numero del 2023 di Persone, Ambiente & Territorio soffermandoci su due tendenze, tra di loro opposte: una sempre maggiore consapevolezza nei propri mezzi del tessuto imprenditoriale italiano ed il persistere di un radicato sentimento anti-impresa nella PA.

I NUMERI DEL SISTEMA ITALIA- L’economista Marco Fortis ha di recente pubblicato sul Sole 24 Ore (9 novembre 2022, pagina 19) un articolo, basato sull’elaborazione dei dati raccolti da Fondazione Edison, che ha evidenziato lo stato di grazia del sistema delle imprese italiano (il “made in Italy) e le sue peculiarità. “Negli ultimi anni- scrive Fortis- l’Italia ha surclassato tutti per reattività e crescita, conquistando quote di mercato: la superiore diversificazione, la minore delocalizzazione, la stretta integrazione delle filiere, il gran numero di nicchie produttive di livello mondiale e l’accresciuta competitività hanno infatti portato l’Italia ad essere nel 2021 il 6° Paese al mondo per surplus commerciale, esclusa l’energia”. Dunque, prosegue l’economista, assistiamo ad “una completa rivincita del modello produttivo italiano, che oggi tutti riscoprono perché presenta il portafoglio prodotti in assoluto più diversificato su scala globale: dai vini alla meccanica, dalla moda agli alimentari, dalle piastrelle ai mobili, dagli yatch alla farmaceutica”. Le conclusioni ricavate da Fortis non sono isolate, ma sono state rilanciate anche dal Professor Antonio Calabrò, docente dell’Università Cattolica di Milano nonché presidente di Fondazione Assolombarda e Museimpresa, nel suo articolo di fine anno sull’Huffpost (12 dicembre 2022). “Analoghi risultati- scrive il Professor Calabrò riferendosi allo studio di Marco Fortis- emergono anche da altri studi: dai Campioni della crescita, censiti dal Corriere della Sera e raccontati durante i Festival Città Impresa di Italy Post, al Rapporto Controvento di Nomisma (“Affari&Finanza” de la Repubblica, 12 dicembre) sulle 5.198 migliori aziende manifatturiere italiane dette, appunto, le fabbriche del Pil”.

LA PA ed IL SENTIMENTO ANTI IMPRESA- Tuttavia, a fronte di un quadro che rafforza in maniera inequivocabile il ruolo anche sociale dell’imprenditore, capace di creare valore non solo economico, continua ad essere radicato un diffuso sentimento antimpresa, per lo più fondato su stereotipi del passato, un sentimento che anche noi come Studio abbiamo più volte toccato con mano, seppur indirettamente. In particolare, nel rapporto con la PA, questa ostilità si rivela in una certa malcelata diffiedenza verso l’imprenditore e nel conseguente eccesso di burocrazia, eccesso che da anni penalizza la competitività dell’intero Paese e che secondo l’indagine periodica della Commissione Europea “è visto come un problema prioritario nell’attività quotidiana dall’84% degli imprenditori italiani”.  Anche i dati del Global Competitiviness Report avvalorano questa lettura: nel Report si afferma che l‘Italia è un paese complessivamente competitivo, ma con un’inefficienza della PA penalizzante e con un peso della burocrazia tra i peggiori fra tutti i Paesi analizzati. Nonostante un ottimo posizionamento su diverse dimensioni chiave di analisi, dai risultati emerge come la complessità regolativa penalizzi il punteggio finale del Paese e faccia percepire la PA italiana non allineata alle esigenze di certezza, efficienza e rapidità delle imprese (in questo periodo di elezioni è bene ricordare come tutte le regioni italiane, secondo un studio della Commissione Europea, risultino essere al di sotto della media europea per qualità e livello di efficienza della Pubblica Amministrazione).

Chiudiamo quindi con un duplice auspicio: che gli imprenditori italiani, ed in particoalare quelli del nostro territorio, abbiano sempre maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e del proprio ruolo sociale, e che nella PA venga progressivamente meno questo strisciante sentimento anti-impresa, concretizzando questo auspicato nuovo atteggiamento con una minore diffidenza verso gli imprenditori e con nuove regole che snelliscano l’attuale oppressione burocratica. Lo Studio, nel suo piccolo, andrà avanti nel fare la propria parte per facilitare il dialogo e la collaborazione tra imprenditore e PA, proseguendo la via tracciata dal rapporto Conoscere per decidere (qui l’articolo dedicato), presentato in MIND a settembre 2021 ed incentrato proprio sul rapporto aziende-PA, e continuando il lavoro silenzioso per l’istituzione di un tavolo permanente di confronto tra istituzioni ed aziende del Nord Ovest Milano.

IL PORTALE PAGHE WEB DELLO STUDIO: UN PRIMO BILANCIO DOPO UN ANNO DI ATTIVITA’

Dalla fine del 2021 è ormai attivo il portale Paghe Web dello Studio Muliari; una novità importante per il nostro personale e per i nostri clienti, che si inserisce in un più vasto programma di innovazione digitale portato avanti dallo Studio.

COS’E’ PAGHE WEB- Sinteticamente potremmo definire Paghe Web un portale, una piattaforma dove caricare, condividere, scaricare ed archiviare dati e documenti relativi alla gestione del personale, come le presenze e i dati variabili (diaria, premi, trasferte, straordinari…). Questo portale può utilizzato sia dal personale dello Studio che dai nostri clienti, assicurando loro un’interazione più ampia e dinamica con lo Studio.

Il Dottor Gianmarco Muliari, consulente del lavoro e responsabile dell’Ufficio Paghe, è il coordinatore del progetto Paghe Web dello Studio

I VANTAGGI DI PAGHE WEB- Paghe Web assicura numerosi vantaggi, ed in particolare consente di:

  1. ridurre il flusso dei documenti cartacei;
  2. ridurre gli spazi hardware necessari per archiviare documenti (che potranno essere archiviati appunto su Paghe Web);
  3. aumentare la sicurezza dei documenti condivisi che avranno così un doppio archivio, sul server dello Studio e sul cloud (che consente un’archiviazione immediata);
  4. elaborare in automatico report e statistiche (su presenze, assenze, costo personale…);
  5. attivare non solo account aziendali, ma anche account per i singoli dipendenti, che potranno così scaricare il loro cedolino paga ed altre informazioni direttamente anche sul cellulare, grazie ad un’app che con una notifica avviserà quando un documento sarà disponibile, rendendo nei fatti possibile una condivisione dei dati in tempo reale

LA TRANSIZIONE VERSO PAGHE WEB: A CHE PUNTO SIAMO E GLI OBIETTIVI DEL 2023- All’inizio del 2022 lo Studio si era dato i seguenti obiettivi, propedeutici ad una successiva apertura del servizio anche ai clienti:

1) formare il personale dello Studio con un trading approfondito;

2) popolare l’anagrafica e allineare gli archivi dal sistema precedente;

3) far prendere piena confidenza con Paghe Web a tutto il personale per consentire in futuro di guidare il cliente nell’utilizzo del portale.

Fin dai primi mesi dell’anno abbiamo completato tutti e tre gli step, ultimando così la fase di rodaggio: dalla fine dello scorso inverno il portale è pienamente operativo e tutti i documenti di gestione del personale sono anche in cloud (con notevole diminuzione delle stampe cartacee). Creati questi necessari presupposti, abbiamo aperto il servizio anche ai clienti e nel corso del 2022 le aziende più grandi hanno cominciato ad utilizzare Paghe Web per buona parte della documentazione, con generale soddisfazione. L’obiettivo del 2023 sarà educare i clienti anche più conservatori nelle abitudini ad utilizzare il portale facendo comprendere che su Paghe Web potrebbero ricavare molte più informazioni di quelle condivise attualmente.

INTERVISTA A MARCO DELAINI

In una mattinata soleggiata e meno fredda del solito, Marco Delaini, presidente di zona di Assolombarda ed amministratore delegato di Fanuc Italia, ci accoglie in azienda per una chiacchierata in vista di questo nuovo numero di Persone, Ambiente & Territorio. L’occasione è propizia per fare un primo bilancio della sua attività come presidente di zona e per analizzare i punti di forza e di debolezza del nostro territorio ed in generale del Sistema Italia sotto il profilo economico, dal punto di vista di un manager con una lunga esperienza di lavoro in contesti esteri, anche molto diversi tra loro.

Marco Delaini, infatti, dopo aver iniziato la sua carriera nell’allora FANUC Robotics Italia nel 1992, dal 2008 ha guidato la fondazione di FANUC Robotics in Russia, ricoprendo la carica di  Presidente (e mantenendo la funzione di CFO e vice presidente per la filiale italiana fino al 2014, anno in cui si è occupato in prima persona della creazione dell’attuale FANUC Italia), per poi essere designato nel 2018 Vice Presidente di FANUC Europe,  con responsabilità su 11 filiali est-europee e più di 20 mercati esteri (sotto la sua guida il mercato dell’Est Europa di FANUC è continuato a crescere a due cifre ogni anno).

Marco Delaini, AD di Fanuc Italia e vicepresidente di Fanuc Europa, è presidente di zona di Assolombarda dalla fine del 2021

Non sempre si ha l’opportunità di dialogare con un dirigente d’azienda che può vantare un’esperienza all’estero come la tua. Questa tua esperienza internazionale ci consente un’analisi comparativa. Qual è secondo te il principale punto di forza delle imprese italiane quando si confrontano fuori dai nostri confini e quale invece la carenza più importante?

Il maggior punto di forza è la percezione di qualità, genialità e creatività che viene associata all’Italia e alle sue imprese. Qualcuno sostiene sia un luogo comune, ma non lo è. All’inizio della mia lunga esperienza all’estero ero molto curioso di vedere come era davvero percepito il nostro Paese e ho avuto una sorpresa positiva. Il nostro problema principale invece è la dimensione ridotta delle nostre aziende nel confrontarsi con grandi clienti internazionali: sono convinto che non esistano modelli giusti e modelli sbagliati, ma che ogni Paese sia il frutto della sua storia e della sua cultura. Per esempio, noi siamo ricchi di PMI, nell’Est Europa invece un’azienda da 100 dipendenti è addirittura considerata piccola, perché lì le aziende internalizzano tutti i processi. Qual è allora il problema? Il problema è la nostra incapacità di fare sistema, è qui che falliamo macroscopicamente, ed è qui che la dimensione ridotta delle nostre aziende si trasforma spesso in problema, perché l’incapacità di fare sistema diventa carenza strutturale se parliamo, come nel caso della gran parte delle aziende italiane, di imprese medio-piccole.  Cosa intendo per “fare sistema”? Anche in questo caso ti porto un esempio. Quando un’impresa tedesca si presenta all’estero per una trattativa il manager e/o l’imprenditore porta con sé anche il responsabile della banca che segue l’azienda, il referente dell’associazione locale degli imprenditori ed altre figure professionali esterne all’azienda. I giapponesi addirittura coinvolgono l’ambasciata o il consolato. Noi invece non siamo quasi mai in grado di muoverci così. Ci presentiamo sempre individualmente, con le nostre piccole dimensioni, ognuno geloso dei suoi clienti di cui non vuole fare parola con nessuno.

Cosa rende attrattivo un territorio per una grande azienda?

Si dice che una delle leve per attirare aziende in un territorio sia un regime fiscale vantaggioso. Questo aspetto può avere una sua effettiva importanza per aziende di determinati comparti, ma in generale non credo sia una discriminante decisiva, anche perché i vantaggi fiscali hanno una durata limitata nel tempo, spesso 2-3 anni al massimo. La mia esperienza mi porta a dire che sono soprattutto due i parametri che una grande azienda valuta quando deve decidere in quale territorio insediarsi: le infrastrutture (trasporti compresi) ed il collegamento con le università (vedi per Lainate la presenza dell’ITS). Da un punto di vista infrastrutturale non penso che le amministrazioni comunali o regionali debbano ragionare nell’ottica delle nuove edificazioni, poiché le aree ancora libere sono ormai molto limitate, bensì nell’ottica della riqualificazione e rigenerazione.

La sede di FANUC Italia, in via Lodi a Lainate

Abbiamo parlato di territori, veniamo allora al tuo ruolo di presidente di zona di Assolombarda per il Nord Ovest Milano, che hai assunto alla fine del 2021. Che bilancio fai di questo tuo primo anno di attività, segnato in modo particolare dalla serie di incontri “Imprenditori, imprese e territorio”?

Direi che il 2022 è stato un bell’esperimento. Siamo partiti a marzo organizzando un incontro di networking per le aziende del territorio qua in FANUC. L’idea era semplicemente quella di lanciare un sasso nello stagno, provando ad organizzare un incontro interessante per le aziende e verificare il loro riscontro. Inoltre volevo cominciare a conoscere gli imprenditori e gli amministratori dei nostri territori: non solo avevo appena assunto l’incarico di presidente di zona, ma ero appena arrivato nella sede di Lainate dopo anni di esperienza all’estero. Dopo quella mattinata in FANUC gli incontri di networking hanno visto una continua crescita di partecipazione e di aziende che si candidavano per ospitarli, diventando così nel corso dell’anno un appuntamento mensile ed in alcuni casi addirittura quindicinale. Non possiamo che essere contenti, non solo per il clima che si sta ricreando tra gli imprenditori del territorio, ma anche per i contatti sempre più approfonditi con le amministrazioni comunali e gli istituti scolastici. Dopo i due anni di covid, che avevano quasi azzerato le dinamiche associative, è stata certamente una bella soddisfazione contribuire a questa ripartenza di Assolombarda nei nostri comuni.

Marco Delaini con Giancarlo Muliari e gli altri imprenditori lainatesi che nel 2022 sono entrati in Assolombarda: Marcello Belotti (ADP Servizi) Emiliano Cornacchia (BSA SRL) ed Enrico Zucchetti (Lainauto)

Come vedi il rapporto tra mondo dell’impresa e PA? In che modo Assolombarda può facilitarlo?

Le aziende più piccole fanno spesso fatica ad interloquire con le pubbliche amministrazioni. Assolombarda cerca di facilitare questo confronto portando alle amministrazioni le istanze comuni di più aziende, facendole quindi pesare di più. Non solo, ma Assolombarda cerca di svolgere un ruolo di stimolo, talora anche incalzante. Per esempio, a gennaio, insieme anche ad ILAS, prepareremo una lettera per l’Amministrazione Comunale di Lainate in cui solleciteremo il Comune su alcune specifiche esigenze delle imprese della città.

A proposito di 2023: cosa aspettarci dalla tua attività come presidente di zona di Assolombarda dopo questo 2022 ricco di iniziative?

Nei vari incontri di networking di questo 2022 abbiamo portato all’attenzione vari temi di interesse comune (costi dell’energia, incentivi, metaverso, sostenibilità). Nel 2023 mi piacerebbe approfondire alcuni di questi temi, organizzando incontri con esperti di assoluto rilievo, un po’ come abbiamo fatto nel nostro incontro del 25 novembre. Un altro obiettivo sarà cementare e concretizzare il dialogo che in questo anno si è creato con le Amministrazioni e gli istituti scolastici di Rho e Lainate.

UNA NUOVA COMUNITA’ ENERGETICA PER LAINATE

A Lainate potrebbe presto sorgere una nuova comunità energetica. Scopriamo allora cosa definisce una comunità energetica, in cosa consiste il progetto e chi sono i suoi promotori.

COS’E’ UNA COMUNITA’ ENERGETICA– Come ci ricorda il Vadevecum Enea del 2021, l’autoconsumo di energia si può definire come “una coalizione di utenti che collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti energetici locali”. L’autoconsumo di energia si può realizzare a tre livelli: individuale e, dal 2020, collettivo e di comunità. Nella modalità di autoconsumo collettivo i consumatori sono ubicati  all’interno di un medesimo edificio (esempio classico: il condominio), mentre la comunità energetica non prevede la condivisione dell’edificio (da qui il concetto di comunità): uno o più utenti della comunità producono l’energia e la condividono con gli altri membri della comunità, utilizzando la rete di distribuzione nazionale.

IL PROGETTO ED IL RUOLO DI CSLS E DI LIVIO CANZI– La comunità energetica che nascerà a Lainate riunirà 5 cooperative della nostra città: CSLS, Coop Italia, Cooperativa 3S, Grappolo e Serena. I pannelli fotovoltaici saranno collocati sopra il tetto della CLSL in Viale Italia e avranno una capacità giornaliera di picco di 400 KW. L’energia prodotta verrà trasportata attraverso la rete pubblica nazionale di Terna, la società che trasmette l’energia elettrica all’intero territorio nazionale, e da lì giungerà anche alle altre 4 cooperative che costituiranno la comunità energetica. Nei giorni con meno luce a disposizione (le giornate nuvolose o quelle autunnali ed invernali, in cui il sole tramonta prima) l’energia prodotta dai pannelli di CSLS non sarebbe sufficente, quindi la comunità attingerà dall’energia elettrica prodotta in modo tradizionale distribuita sempre da Terna; questa richiesta di energia sarà però ampiamente compensata dall’energia prodotta dai pannelli solari nei mesi più luminosi, quando supererà di oltre il 50% l’energia necessaria ai membri della comunità, contribuendo così a quella riserva di energia a cui Terna attinge quotidianamente.

Livio Canzi, presidente di CSLS e referente del progetto

Le ragioni di questo progetto non sono solo etiche, ma anche economiche, come spiegato da Livio Canzi, presidente di CSLS e motore del progetto, grazie anche alla sua competenza tecnica maturata in tanti anni di esperienza lavorativa nel settore dell’energia: “Per ogni MVh prodotto lo Stato riconosce al soggetto un vantaggio economico: poichè il produttore di energia rinnovabile  non sfrutta la rete nazionale, lo Stato gli riconosce una parte del suo risparmio dovuto ai mancati oneri di distribuzione, sottoforma di tariffa premio, da erogare sulla base della quota di energia prodotta, nella fattispecie 110 euro per ogni MVh prodotto”. Livio Canzi ci ha anche spiegato come mai il progetto muove solo ora i suoi primi passi, nonostante la sua attenzione pluridecennale al tema dell’energia rinnovabile: “Fino a poche settimane fa le comunità energetiche potevano avere un impianto di massimo 200 KW di picco perchè attualmente le comunità sono collegate alle cosiddette “cabine secondarie”, la cui capacità è appunto di 200 KW, dunque insufficente per le esigenze della nostra comunità energetica. Il 28 novembre è invece stato pubblicato un bando ministeriale che consentirà il collegamento delle comunità alle cabine primarie, potendo così arrivare fino ad 1 megawatt, cioè a 1000 kilowatt”.

Veduta esterna di parte dello stabilimento della CSLS

I PROSSIMI STEP- Come referente della costituenda comunità, nei giorni scorsi Livio Canzi ha presentato la documentazione iniziale richiesta dal bando. Nel mese di gennaio dovrebbe arrivare a CSLS la richiesta di presentare il progetto, che dovrà essere approvato da Terna e a cui seguirà la definizione, sempre con Terna, delle modalità di allacciamento alle centraline. Anche nei prossimi numeri della newsletter seguiremo certamente gli sviluppi di questo importante progetto per la nostra comunità.

IL MESSAGGIO DI AUGURI DEL RAGIONIER GIANFRANCO MULIARI

Carissimi,

siamo verso il termine dell’anno in corso, il terzo della tremenda pandemia chiamata covid-19. È stato per tutti difficile, per alcuni persino doloroso, ma non ci siamo mai arresi, pronti ed efficaci nel reagire, rispettando sempre le regole. Possiamo dire di essere fuori da questo lungo tunnel: il punto cruciale della sofferenza è alle nostre spalle. Con queste convinzioni, basate sulla realtà, dobbiamo tutti guardare al domani con rinnovato vigore, sempre attenti alle continue innovazioni, oggi più veloci che mai. Anche noi come Studio Muliari ci rivolgiamo al 2023 con sincero ottimismo, stimolati dai recenti risultati conseguiti, che non hanno sperimentato crisi, ma che anzi hanno registrato un ampliamento della nostra sfera operativa.

Per me personalmente, il 2023 non sarà un anno come gli altri. Il prossimo 8 febbraio, a cinque settimane di distanza dal 72° anniversario del mio arruolamento nell’Arma dei Carabinieri (datato 3 gennaio 1951), festeggerò il mio 90° compleanno. Due mesi dopo, il 15 aprile, Maria ed io taglieremo il traguardo del 60°anniversario di matrimonio, il giorno più bello ed indimenticabile di tutti: incontrare Maria, moglie eccezionale, madre e nonna straordinaria, è stata per me la circostanza più bella ed importante della vita.

Come non ricordare queste due irripetibili ricorrenze, rimaste scolpite nel fondo del mio animo, a maggior ragione dopo la battaglia sanitaria che ho superato nello scorso inverno, durante la quale ho sentito come non mai la vicinanza di famigliari ed amici? Siamo per questo sin d’ora in movimento, un movimento che culminerà in un’unica giornata prescelta come unificatrice delle due ricorrenze.

Alle soglie dei 90 anni di età mi sento sempre in cammino, fiero di mettere a disposizione di chi mi sta vicino la mia passione e tutte le forze fisiche e di intelletto, ancora nitide.

Ho finito e con l’animo fervente vi auguro ogni bene per un Buon Santo Natale ed un sereno e felice anno 2023.

Vostro Gianfranco, papà/nonno/amico